sabato 17 novembre 2007

Lo spazio che conosciamo

Attraverso gli organi di senso, percepiamo quantità discrete di “realtà esterne”. Se parliamo di temperatura ad esempio la nostra percezione è limitata a frazioni di grado °C. In pratica non siamo in grado di dire se un corpo a 23,333 °C è più caldo di un corpo a 23,332 °C usando il solo senso del tatto.

Lo stesso ragionamento può essere esteso a tutti gli organi di senso:
la vista per quanto riguarda sfumature di colore, dimensione degli oggetti (non distinguiamo se un oggetto di 34,005 mm è più lungo di un oggetto di 34,004 mm) ecc.;
il suono, il gusto, l’odore ecc.

Consideriamo la vista. Immaginiamo di indossare un paio di occhiali trasparenti attraverso i quali passano tutte le immagini che noi vediamo. Immaginiamo che questi occhiali siano fatti di un reticolo fittissimo e trasparente. Ogni maglia del reticolo avrà una dimensione pari alla minima dimensione percepibile dalla nostra retina. La lente sarà composta da un certo numero finito di punti (pixel).
Possiamo rappresentare la lente come un rettangolo di x punti di base per y punti di altezza.
Ogni pixel, che è la più piccola entità da noi visibile, può assumere un colore diverso. Da tutta la gamma dei colori noi possiamo distinguere Z colori diversi per lo stesso ragionamento fatto sopra per le distanze e per le temperature.

Per semplicità possiamo pensare ad un rettangolo di 1024 x 768 pixel e che ogni pixel possa assumere uno tra 16 ml di colori. Non a caso ho scelto una buona risoluzione di un monitor di computer.

In questa finestra noi possiamo visualizzare tutte le immagini da noi percepibili. Al limite si potrebbe pensare di generare tutte le combinazioni possibili con i 16 ml di colori in tutti i 1024 per 768 pixel.
E’ un numero di combinazioni inimmaginabile ma finito e calcolabile.
In tutto questo spazio di immagini ci stanno tutte le immagini da noi viste (la foto del compleanno di 3 anni fa, la foto del matrimonio dei nostri genitori ecc.) Le foto che vedremo (la foto che scatteremo il prossimo anno, le foto del vincitore del prossimo campionato ecc). Le foto che non vedremo mai (le foto di una famiglia giapponese, la foto di una pagina con il sunto della scoperta del secolo, le foto delle pagine di dettaglio che spiegano come realizzare una centrale per la fusione nucleare ecc.). Le foto insignificanti che non ci dicono nulla(immagini disturbate,ammasso di dettagli senza senso)
In questo spazio ci staranno tutti i fotogrammi di tutti i film già visti e che vedremo.
Di tutti i libri già scritti e che saranno scritti (romanzi, manuali operativi, schemi di costruzione …).
Tutto ciò che l’uomo scopre e inventa viene descritto e pubblicato. Tutte queste pagine stanno in questo spazio. Anche le scoperte non ancora fatte; i documentari che le illustrano, le interviste agli inventori ecc.
Anche se la dimensione di questo spazio è grandissima questo spazio è FINITO!

venerdì 16 novembre 2007

TUTTO CIO’ CHE NOI POSSIAMO PENSARE ESISTE O ESISTERA’!!!

Ogni essere vivente si sviluppa secondo le istruzioni contenute nel dna.
Il dna è una sequenza più o meno lunga di elementi che a seconda della combinazione da origine a specie diverse.

Da quello che sappiamo le prime forme di vita erano sequenze semplici di dna che combinandosi e ricombinandosi hanno dato origine all’uomo passando per i dinosauri e le scimmie.
Il dna è fatto di molecole. Le molecole di atomi.
Gli atomi sono i costituenti base di tutti gli elementi che noi conosciamo: organici ed inorganici.
Combinati in strutture complesse formano tutto cio che noi conosciamo.
Se immaginassimo una forza che scombina e ricombina gli elementi (infiniti) nel tempo (infinito) tutte le cose che noi possiamo vedere nello spazio delle immagini sopra descritto, prima o poi prenderanno forma e si realizzeranno o esistono gia da qualche parte.

giovedì 15 novembre 2007

Reale o Virtuale?

Immaginiamo di disporre di una tuta in grado di riprodurre fedelmente lo “spazio esterno al corpo umano”. Sia da un punto di vista meccanico che sensoriale.
Una siffatta tuta potrà essere governata da un computer.
Immaginiamo ancora di indossare delle lenti che riproducono delle immagini di spazi virtuali coerenti con le interazioni della tuta e generate dallo stesso computer.
Estendiamo queste interfacce all’udito e all’olfatto.
Con un software altamente evoluto:

non saremmo in grado di distinguere il reale dal virtuale.

Una sorta di sogno artificiale.

In un tale spazio virtuale tutto è possibile. Basta programmarlo.

Rimane solo la coscienza di se stessi. Il sapere in qualche modo di esistere e di dover morire (l’anima?).